Il Sunseeker Predator 65 rappresenta la maturazione della filosofia “open veloce” con hard-top del cantiere di Poole. È un progetto dove il disegno dell’opera viva, l’adozione sistematica delle trasmissioni pod e l’attenzione al ciclo energetico di bordo convergono in uno scafo capace di coniugare accelerazione, controllo, confort termico/acustico e fruibilità degli spazi. In questa analisi affrontiamo la barca da tre prospettive—cultura del cantiere, tecnica navale e contesto di mercato—con l’obiettivo di restituire una lettura completa e verificabile da professionisti e appassionati evoluti.
Il cantiere: radici, metodo e affidabilità percepita
Radici industriali e consolidamento
Nata nel Regno Unito e cresciuta cavalcando l’onda del diporto performante, Sunseeker ha plasmato una riconoscibilità estetica e tecnica che la rende un riferimento globale nel segmento sportivo di lusso. Il brand ha investito in processi industriali replicabili, in un back office tecnico con competenze trasversali e in una rete post-vendita capillare. Questo approccio ha consolidato la fiducia di armatori privati e operatori professionali, che associano al marchio affidabilità, tempi di consegna controllati e disponibilità di ricambi nei principali hub nautici.

Metodo progettuale e scelte costruttive
La cultura di sviluppo Sunseeker è centrata su tre cardini: efficienza idrodinamica, semplicità d’impiego e qualità percepita. Il Predator 65 è figlio di questa ricetta: laminazione a infusione sotto vuoto per pesi precisi e ripetibili; rinforzi selettivi dove le sollecitazioni impongono rigidezza; integrazione di sistemi elettronici con interfaccia unica; hard-top in composito alleggerito per contenere il baricentro e quindi i movimenti laterali. Il risultato pratico è una piattaforma coerente in tutte le fasi d’uso, dall’uscita rapida al marina alla crociera a medio regime.
Analisi tecnica
Dimensioni, carena e assetto dinamico
- Lunghezza f.t.: ~20,5 m
- Baglio massimo: ~5,1 m
- Pescaggio: ~1,6 m
- Dislocamento a mezza capacità: ~38 t
La geometria dell’opera viva è una V di deadrise pronunciata con pattini d’appoggio che favoriscono la continuità di sostentamento e la stabilità direzionale. I volumi prodieri sono modellati per tagliare l’onda corta tipica dei contesti mediterranei, riducendo spruzzi e colpi secchi. L’assetto è governato dall’interazione fra centro di spinta dei pods e distribuzione dei pesi, con l’obiettivo di mantenere trim e angoli di attacco contenuti alle velocità di crociera—vero punto di massimo rendimento per scafi di questa taglia. Interceptor o flap automatici (a seconda delle specifiche) rifiniscono l’assetto in tempo reale, compensando trasferimenti di carico e vento apparente.

Materiali e processi
Scafo e sovrastruttura sono in GRP a infusione con percentuali resina/fibra controllate, a beneficio di peso e ripetibilità dimensionale. Le aree con carichi concentrati—punti d’attacco hard-top, basi tientibene, appoggi del reticolo strutturale—prevedono rinforzi con unidirezionali e sandwich a core a celle chiuse. L’hard-top impiega laminati a modulo elevato per incrementare la rigidezza senza penalizzare la massa: ridurre grammi sopra la linea di galleggiamento migliora il GMt e, di riflesso, i periodi propri di rollio e beccheggio, con vantaggi di comfort in rada e in trasferimento.
Propulsione e trasmissione
Il Predator 65 nasce intorno a due pacchetti Volvo Penta IPS in linea gemella: IPS-1200 (2×900 hp) o IPS-1350 (2×1000 hp). La filosofia è quella dell’elica traente che lavora su flusso più pulito, con minori perdite indotte dal piede e miglior direzionalità alle alte andature. Il joystick di manovra, l’assisted docking e il dynamic positioning (dove installato) riducono la curva di apprendimento per chi proviene da assi tradizionali, rendendo ormeggi e attese in rada operazioni a basso carico cognitivo anche con equipaggio ridotto.

Prestazioni, consumi e raggio d’azione
- Punta velocistica: ~33–35 nodi a seconda di allestimento e carico
- Crociera sostenuta: 23–27 nodi
- Carburante: ~3.500 L
- Autonomia indicativa: ~350–400 nm tra 22 e 24 nodi; ~700–800 nm a regime dislocante intorno a 10 nodi
Il “sweet spot” del Predator 65 si trova nella fascia medio-alta del regime, dove l’assetto si appiattisce, la resistenza residua cresce con pendenze più contenute e il consumo specifico per miglio scende. Il contenimento delle vibrazioni strutturali è favorito da supporti elastici motori, allineamenti accurati dei gruppi pod e isolamento multistrato della sala macchine. La rumorosità percepita in salone e in cabina resta su valori compatibili con conversazioni normali anche durante i trasferimenti rapidi.
Impiantistica, sensoristica e integrazione digitale
La timoneria adotta la logica “glass cockpit”: doppi MFD integrano cartografia, radar a compressione d’impulsi, ecoscandaglio, autopilota, interfaccia motori e centralina domotica. La gestione energetica si appoggia a un generatore dimensionato per carichi hotel e a pacchi batterie AGM o LiFePO4 (opzionali) che abilitano “silent mode” prolungate. La climatizzazione è suddivisa in zone con controlli indipendenti; pompe, luci, entertainment e pompe di sentina confluiscono in un bus di bordo che permette scenari d’uso preimpostati (giorno, notte, cinema, rada).

Quanto a stabilizzazione, sono disponibili soluzioni giroscopiche e pinne elettriche a basso attrito. I giroscopi eccellono all’ancora e a basse andature, mentre le pinne garantiscono sostegno anche in crociera veloce; su questa classe, la combinazione giroscopio + interceptor automatici è spesso quella che regala la sensazione più “ferma” al pubblico charter.
Firma stilistica, architettura degli interni e layout
Il profilo è teso e ribassato, con ampie prese d’aria integrate e vetrate laterali profonde. L’hard-top scorrevole trasforma il main deck in un ambiente semi-aperto dove il passaggio tra pozzetto e salone è praticamente su un unico livello; il risultato è una galleria luminosa che prolunga la percezione dello spazio verso poppa. La plancetta—spesso idraulica—costruisce un piccolo waterfront privato: area tecnica per varo/alaggio del tender, ma anche “terrazza” sull’acqua quando la barca è ferma.

Sottocoperta, lo schema più richiesto prevede tre cabine e quattro bagni: armatoriale a baglio pieno al centro, VIP a prua con letto centrale e ospiti laterale con twin trasformabile. La cucina può essere collocata sul ponte inferiore o sul main deck a seconda del taglio di vita a bordo desiderato: soluzione “galley up” per socialità continua, “galley down” per separazione funzionale e maggiore quiete in salone.


Ergonomia, sicurezza e flussi
Il layout dei percorsi favorisce movimenti intuitivi anche in navigazione: mancorrenti dove servono, spigoli raccordati, superfici antiscivolo sulle aree esposte e passauomo dimensionati per manutenzione. Timoneria con sedute regolabili, poggiapiedi dedicati e visibilità calibrata sulle diagonali della prua. Le aree tecniche sono raggiungibili con aperture sufficienti a ispezionare filtri, separatori acqua, scarichi e pannelli elettrici senza smontaggi laboriosi—un dettaglio che fa la differenza nelle stagioni di lavoro intenso.
Ricerca e innovazione: efficienza, energia, emissioni
La scelta dei pods è soprattutto una scelta di efficienza: l’elica traente, unita alla geometria di carena ottimizzata, consente a parità di potenza di “fare miglio” con minor carburante rispetto a soluzioni con assi tradizionali di pari prestazioni. L’hard-top alleggerito in composito migliora l’inerzia del sistema e contribuisce al comfort dinamico. Lato energia, l’integrazione fra alternatori maggiorati, smart charger e banchi litio opzionali consente serate in rada con generatori spenti, abbattendo la rumorosità e aumentando la percezione di lusso “silenzioso”.
Sul fronte emissioni, oltre alla combustione più pulita dei propulsori di ultima generazione, è rilevante la possibilità—dove omologato—di impiegare carburanti paraffinici di origine rinnovabile. È una soluzione che non trasforma la barca in ibrido, ma che riduce l’impronta operativa in contesti portuali sensibili e rafforza l’immagine del cantiere verso scelte responsabili.
Vivere a bordo
Suite e bagni
La cabina armatoriale al centro sfrutta la zona meno sollecitata dello scafo: si dorme con minore accelerazione verticale, e l’ampiezza del baglio garantisce spazi guardaroba e volumi tecnici ben dissimulati. La VIP a prua attenua l’angolo delle fiancate con arredi custom, giochi di specchi e finestrature a scafo che portano luce naturale; la terza cabina, a due letti, diventa all’occorrenza matrimoniale con inserti di collegamento. I bagni sono quasi sempre con box doccia separato e finiture di livello domestico.

Zone giorno e convivialità
Pozzetto e salone seguono la logica del “piattaforma sociale”: divani contrapposti, tavoli con gambe telescopiche, mobile wet-bar con grill, icemaker e frigo. L’hard-top scorrevole crea una lama d’aria che permette di rinviare l’uso del condizionatore, con beneficio energetico e di rumorosità. L’impianto audio multiroom, integrato con il sistema di bordo, consente scenari sonori differenti tra esterno e interno senza riverberi fastidiosi.
Garage e attrezzature acqua
Il vano di poppa accoglie un tender jet compatto; la plancetta abbattibile assiste le operazioni di varo e recupero minimizzando i tempi. Sono previsti vani dedicati per SUP, giochi d’acqua e attrezzatura subacquea, con superfici antisdrucciolo e doccia esterna miscelata. La logistica è pensata per un equipaggio ridotto: pochi passaggi, percorsi chiari, punti di ancoraggio dove servono.
Comportamento in mare
Accelerazione, tenuta e risposta al timone
Con l’opzione IPS-1350 l’uscita dalla buca è rapida e progressiva, senza “salti” di coppia che scompongano i movimenti a bordo. In virata la barca mostra un appoggio prevedibile: l’ingresso è netto, la traiettoria viene mantenuta senza derive e lo scafo restituisce un feedback continuo al timoniere. Con mare corto di prua, la prua affilata e la rigidità del guscio attenuano i colpi secchi; con onda al giardinetto, la superficie bagnata in uscita di poppa aiuta a scongiurare imbardate fastidiose.

Comfort acustico e vibrazionale
A velocità di crociera, il livello sonoro in salone e nelle cabine rimane entro soglie confortevoli. La combinazione di isolamento in sala macchine, supporti elastici calibrati e passaggi impiantistici disaccoppiati riduce la trasmissione di vibrazioni strutturali. Anche il “rumore d’aria”—dato dall’aerodinamica dell’hard-top e dalle aperture—è stato curato per evitare fischi e turbolenze alle andature intermedie.
Mercato e concorrenza
Segmentazione e posizionamento
Il Predator 65 presidia l’area degli sport-cruiser di circa 20 metri con velocità massime nell’intorno dei 33–35 nodi, tre/quattro cabine e forte componente lifestyle. Il prezzo e il pacchetto tecnologico lo posizionano nella fascia premium del segmento, con un focus evidente su facilità d’uso (joystick, DPS, sistemi automatici di assetto) e maintenance-friendly layout. In ottica rivendibilità, la notorietà del marchio e il network post-vendita sono fattori che pesano positivamente sul valore residuo.
Panorama competitivo
- Princess V65: grande comfort sottocoperta e carena molto efficiente; impostazione più “cruising” nelle finiture interne.
- Riva 68’ Diable: eccellenza artigianale, finiture iconiche e forte heritage; approccio più esclusivo e sartoriale.
- Azimut S7: impostazione hi-tech, ricerca di efficienza tramite compositi e layout originali; forte appeal nel charter di fascia alta.
Rispetto a questi pari grado, il Sunseeker mette sul tavolo un bilanciamento “plug & play” tra guida sportiva, domotica intuitiva, beach club funzionale e gestione energetica moderna. Non punta a estremizzare un singolo aspetto, ma a costruire un pacchetto senza anelli deboli per armatori che cercano un compagno di viaggio affidabile e facilmente gestibile.
Target di clientela
Il cliente naturale è l’armatore privato che desidera alternare weekend dinamici e crociere veloci con equipaggio ridotto. Il modello risulta interessante anche per flotte charter che vogliono offrire day-cruise ad alto impatto scenico o mini-settimane per 4–6 ospiti, grazie a comfort percepito, beach club e semplicità di ormeggio in porti affollati.
Riconoscibilità e riscontri
La famiglia Predator è tra le più riconoscibili in banchina: le linee tese e l’hard-top vetrato sono diventati un tratto identitario del marchio. L’attenzione del mercato per il 65 è stata alimentata dalla combinazione di prestazioni e fruibilità degli interni; le presenze alle principali rassegne europee hanno contribuito a generare una pipeline ordini coerente con i volumi attesi per questa nicchia.

Approfondimento tecnico
Struttura, rigidezza e smorzamenti
Longheroni e madieri co-stampati generano un reticolo che distribuisce gli sforzi lungo lo scafo; le paratie strutturali sono incollate in continuo, evitando concentrazioni di carico puntuali. L’uso di unidirezionali nei correnti principali alza la rigidezza torsionale senza ricorrere a sovraspessori diffusi. Nel complesso, l’insieme restituisce una scocca “sorda” alle frequenze più fastidiose, facilitando la vita alla coibentazione acustica.
Assetto e controllo fine
La combinazione pods + interceptor automatici consente microregolazioni che mantengono la barca in bolla anche con variazioni di carico (acqua, carburante, cambusa) o con raffiche laterali. L’effetto percepito al timone è quello di un’imbarcazione “sulle rotaie”, con angoli di sbandata prevedibili e una chiusura di curva progressiva. Per armatori che amano conduzione sportiva, questa coerenza dinamica genera fiducia e riduce la fatica.
Energia e comfort climatico
La climatizzazione a zone, abbinata a ventilazioni naturali assicurate dalla grande apertura dell’hard-top, taglia i picchi di assorbimento e allunga i periodi di “silent ship”. L’illuminazione LED a tonalità modulabile, orchestrata dalla domotica, aggiunge qualità percepita agli ambienti interni e riduce i consumi a parità di lumen erogati. Il pacchetto batterie evoluto, dove installato, permette notti intere senza generatore con luci attenuate, frigo in servizio e intrattenimento attivo.
Prospettive e direzione di gamma
Evoluzione tecnologica
È credibile attendersi iterazioni su tre fronti: algoritmi di gestione energetica più predittivi (integrazione con dati di navigazione e profili d’uso), maggiore sfruttamento di compositi a modulo elevato in elementi secondari e crescita della compatibilità con carburanti paraffinici rinnovabili. Al contempo, la sensoristica di bordo—già molto presente—potrà alimentare manutenzione predittiva e ridurre fermi imprevisti nelle stagioni operative.
Sostenibilità d’esercizio
L’ibridazione totale sulle barche plananti di questa classe richiede compromessi non sempre accettabili in termini di pesi e ingombri; tuttavia la riduzione delle ore generatore, la migliore efficienza propulsiva e l’uso di carburanti alternativi possono abbattere l’impronta d’uso senza snaturare il DNA sportivo del modello. La traiettoria di Sunseeker sembra guardare proprio a questo: migliorare l’efficienza globale del sistema imbarcazione più che inseguire soluzioni spettacolari ma difficili da sostenere nel ciclo vita.
Approfondimento fotografico



Scheda tecnica in breve
- Modello: Sunseeker Predator 65
- Progetto: Sunseeker Design & Technical Department
- Materiali: GRP per infusione; hard-top in composito ad alta rigidezza
- Carena: V profonda con pattini di sostentamento
- Motori: 2× Volvo Penta IPS-1200 (900 hp) oppure 2× IPS-1350 (1000 hp)
- Trasmissione: pods con joystick, assisted docking e DPS (opz.)
- Velocità: ~33–35 kn di picco; crociera 23–27 kn
- Autonomia indicativa: ~350–400 nm a ~22–24 kn; ~700–800 nm a ~10 kn
- Capacità carburante: ~3.500 L
- Acqua dolce / nere: ~800 L / ~200 L
- Stabilizzazione: giroscopio e/o pinne elettriche
- Layout tipico: 3 cabine (opz. 4) + 4 bagni; cabina equipaggio dedicata
- Dotazioni chiave: hard-top apribile, beach club, plancetta idraulica, garage tender, wet-bar, domotica centralizzata
Video
Conclusioni: perché il Predator 65 è un “equilibrio” riuscito
Il Sunseeker Predator 65 non punta a stupire con un singolo primato: preferisce convincere con la somma dei dettagli. La carena in V profonda, i pods calibrati su questo scafo, l’hard-top alleggerito e la domotica intuitiva restituiscono un mezzo veloce che si guida con piacere e si vive senza frizioni quotidiane. Le velocità di punta nell’intorno dei 33–35 nodi sono coerenti con la categoria, ma è nella crociera 23–27 nodi che la barca mette in mostra la sua sostanza: consumi contenuti per la taglia, assetto preciso, rumorosità sotto controllo, interni realmente fruibili anche con equipaggio ridotto.
Nel confronto con i principali concorrenti europei, il Predator 65 costruisce la sua unicità nell’equilibrio: nessun elemento è lasciato indietro, dal beach club funzionale alla gestione energetica moderna, passando per la rete assistenza e la solidità del brand. Per un armatore che cerca uno sport-cruiser di 20 metri capace di macinare miglia con stile, facilità e robustezza industriale, la proposta Sunseeker è tra le più convincenti del mercato attuale: non la più estrema, ma, molto spesso, la più sensata.


